La scoliosi: cos’è? Come intervenire?

Genitori, pediatri, medici di medicina generale, insegnanti di educazione fisica, preparatori atletici sono le figure che più frequentemente notano e segnalano le “asimmetrie fisiche” dei ragazzi.
Ciò che viene generalmente notato è “un fianco giù sporgente dell’altro“, o “una scapola che sporge o che è più bassa”, oppure “un gonfiore sul dorso quando si piega”.
L’unica prevenzione possibile è riconoscere precocemente la malattia, individuarne la possibile evoluzione e bloccarla.
Numerosi studi degli ultimi decenni hanno permesso di condividere protocolli di trattamento, registrando progressi grazie a nuovi materiali e tecniche in campo ortesico (ovvero dispositivi medici come i busti) e chirurgico.

M conosciamo meglio la scoliosi, con la dott.ssa Berenice De Cillis, specialista in ortopedia, che riceve presso la sede Lucea di Mottola.

Cos’è la scoliosi?


È una deformità tridimensionale della colonna vertebrale, caratterizzata da incurvamento, rotazione e deformazione delle singole vertebre.
La scoliosi può comparire a qualunque età, sebbene la frequenza maggiore sia in epoca adolescenziale e la precocità di comparsa preannunci spesso una successiva evoluzione del disturbo.
Per una corretta diagnosi, bisogna fare una distinzione importante fra scoliosi – in cui la colonna è deformata e non è correggibile – e atteggiamento scoliotico, in cui la curva è priva di deformità e rotazioni, e che può essere corretta agendo sulla postura.
L’atteggiamento scoliotico è molto più frequente rispetto a una scoliosi vera e propria, ed è tipico dell’età scolare; può essere conseguenza di cattive abitudini posturali, dismetrie degli arti inferiori, disturbi alla vista o malocclusioni dentarie.

Il primo passo per una una corretta diagnosi è l’osservazione clinica, che va effettuata da un medico specialista in ortopedia (non a caso, l’etimologia del termine ortopedico è, appunto, “bambino dritto”) che valuterà:

  • l’aspetto del bacino: un fianco può sembrare più basso dell’altro perché l’arto è più corto oppure può essere più sporgente per l’inclinazione della colonna dall’altro lato.
  • le spalle: il profilo delle spalle può essere asimmetrico, con una scapola più bassa o più ruotata in avanti o più sollevata rispetto alla controlaterale.
  • l’eventuale asimmetria dei “triangoli della taglia” (spazi formati dal profilo esterno del fianco e quello interno del braccio a riposo).
  • la presenza o meno del gibbo toracico e/o della salienza lombare, diretta conseguenza della rotazione che si accompagna alla scoliosi.

Una volta rilevato il sospetto clinico, esso va documentato da un’indagine radiologica che renderà visibile la deformità e permetterà di seguirne e quantificarne l’eventuale evolutività nel corso del tempo.
Numerosi studi affermano che le radiografie effettuate con frequenza semestrale, necessaria per monitorare tale patologia, non sono dannose per i ragazzi e non sono sostituibili con altre metodiche computerizzate di ricostruzione virtuale.

Quali sono le cause della scoliosi?


Nell’80% dei casi la scoliosi viene definita idiopatica poiché non ne conoscono le cause, mentre l’altro 20% è rappresentato da scoliosi congenite, ossia causate da malformazioni già presenti alla nascita, o da scoliosi secondarie ad altre malattie (neuromuscolari, metaboliche, infettive, ecc.).
Unico dato sicuro è la sua caratteristica ereditaria, legata a un gene anomalo correlato al sesso femminile con possibilità di saltare anche qualche generazione. Oggi si tende comunque a credere che la causa dipenda da una varietà di fattori: genetici, biomeccanici, neurologici e metabolici.

Cartelle, banchi di scuola, posture sbagliate: possono essere causa di scoliosi?

Non esistono allo stato attuale evidenze scientifiche che attribuiscano al peso degli zainetti e alle cattive posture un ruolo causale nella scoliosi.

Il nuoto e lo sport fanno bene?

È bene sfatare un luogo comune che esiste da troppo tempo, ossia il nuoto come “toccasana”  della scoliosi. Il nuoto è sicuramente un’ottima attività sportiva, ma non ha nulla a che vedere con la prevenzione, né tantomeno con la terapia della scoliosi. Alla luce delle conoscenze attuali sembra che gli sport di carico abbiano effetti benefici nello sviluppo dello scheletro di gran lunga superiori al nuoto. In particolari situazioni, gli sport che tendono a mobilizzare troppo la schiena, compreso il nuoto, possono essere considerati addirittura dannosi. Infine è falso considerare dannosi gli sport asimmetrici, come il tennis, la scherma, ecc.

Come si cura?

La scoliosi si può correggere e impedire che peggiori, ma non si può raddrizzare una colonna deformata. Quando il trattamento viene iniziato precocemente e condotto rigorosamente, talvolta si ottengono dei guadagni parziali e stabili nel tempo sia in termini di valori angolari delle curve, sia di deformità fisiche.
Le maggiori azioni contrastanti di scoliosi e atteggiamenti scoliotici sono:

  • Kinesiterapia: detta impropriamente “ginnastica correttiva”, è importante negli atteggiamenti scoliotici e nelle scoliosi fino a 20-25°.
  • Busti ortopedici: quando si decide di adottare un busto vuol dire che si tratta di una forma evolutiva. Alla fine del trattamento la regola vuole che la scoliosi torni verso i valori angolari di partenza. La ginnastica è di fondamentale importanza durante il trattamento con i busti ortopedici; serve da un lato a rendere più elastiche e correggibili le curve e a migliorarne le correzioni in busto, dall’altro a contrastare i “danni da busto“(ipotrofie muscolari, dorso piatto, restrizioni respiratorie, ecc.). Deve essere fatta quotidianamente, e alcuni esercizi vanno eseguiti anche più volte al giorno.
  • Trattamento chirurgico: poiché la scoliosi oltre i 40° Cobb perde la stabilità meccanica, in età adulta sarà destinata a peggiorare. In questi casi si preferisce ricorrere all’intervento chirurgico, per impedire una degenerazione critica della curva.

Qual è il compito dei genitori e degli insegnanti?

È fondamentale per i genitori e insegnanti ascoltare i ragazzi quando si lamentano in più occasioni di dolore e stanchezza muscolare. Se i dolori si fanno persistenti, è il caso di consultare il pediatra.
Non va dimenticato che l’età scolare è critica perché un’eventuale scoliosi può svilupparsi proprio in questa fase. Le posture sbagliate attribuite agli zaini scolastici potrebbero distrarre l’attenzione da una scoliosi in fase di peggioramento, ragione per cui in fase di accrescimento è di primaria importanza sottoporre i ragazzi al monitoraggio semestrale del pediatra.

Dr.ssa Berenice De Cillis
Specialista in Ortopedia e Traumatologia (riceve nella sede Lucea di Mottola)
P.O.S. Pio Castellaneta 

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